venerdì 20 marzo 2009

… dal corso di antropologia culturale

“L’etnocentrismo consiste nella convinzione che i propri modelli di
comportamento siano sempre normali, naturali, buoni, belli, o
importanti e che gli stranieri, nella misura in cui vivono in modo
diverso, si conducano secondo schemi di comportamento selvaggi,
inumani, disgustosi o irrazionali.Le persone intolleranti verso le
differenze culturali ignorano, di solito, il seguente fatto: se gli fosse
stata trasmessa la cultura da un altro gruppo, quei modi di vivere
ritenuti selvaggi, inumani, disgustosi o irrazionali ora sarebbero i
loro” (Harris 1987).
Il tuo Cristo è ebreo.
La tua macchina è giapponese.
La tua pizza italiana.
La tua democrazie è greca.
Il tuo caffè brasiliano.
La tua vacanza turca.
I tuoi numeri arabi.
Il tuo alfabeto latino.
Solo il tuo vicino è uno straniero.

martedì 17 marzo 2009

LE RONDE

L’altra sera camminando per la mia città mi è capitato di incrociare una “ronda”. E’ la prima volta che incontravo questo gruppo di volonterosi ragazzotti che presidiano le nostre strade e garantiscono l’ordine pubblico. Si sa che le forze dell’ordine non ce la fanno a star dietro a tanta delinquenza e per fortuna il nuovo governo ha pensato di far intervenire il “volontariato”.
Stasera mi sento davvero più sicuro circolando per le stradine poco illuminate del centro.
Pin piano mi avvicino ai ragazzotti che camminano in senso opposto al mio e quando sono a un paio di passi, curioso, cerco di scrutare i loro volti per vedere se ne conosco qualcuno. La mia città non è molto grande e ci si conosce un po’ tutti.

Infatti ne conosco più d’uno!

Uno è un ragazzotto di qualche anno più giovane di me; non so il nome ma ricordo di averlo visto più e più volte alla festa del paese trangugiare birra e intrattenere gli amici, tra un improperio e un altro, alzando la voce e recriminando contro “quelli che ci portano via il lavoro e fanno i padroni in casa nostra”.

Un altro è un giovane imprenditore edile, spalle larghe, sempre abbronzato e camicia sbottonata per metà. Non è tanto che si è messo in proprio ma pare che gli affari gli vadano proprio bene. In pochi anni si è costruito una splendida villa in campagna, gira con un SUV fiammante e veste sempre elegante. Non mi pare di vederlo più lavorare nei suoi cantieri dove invece ho spesso intravisto volti con lineamenti e colori della pelle non certo europei.

Il terzo lo conosco sin troppo bene, qualche tempo fa ho avuto persino un diverbio: è il perito cui mia madre aveva affidato la pratica di successione dopo che è mancato il papà. Al pagamento del saldo, nonostante la mia richiesta, non intendeva rilasciarmi la fattura adducendo la scusa che con mia madre si era accodato in modo diverso. Ho dovuto minacciare di non pagarlo per ricondurlo controvoglia a ragione.

Beh, se questi devono garantire la legalità e l’ordine nella mia città … mi sento più insicuro di prima!
Noi siamo i figli di mezzo della storia,
cresciuti dalla televisione a credere
che un giorno saremo milionari e divi del cinema e rockstar.
Ma non andrà così.


Chuk Palahniuk

lunedì 16 marzo 2009

UNA NUOVA NARRAZIONE DEL MONDO

La principale sfida globale odierna consiste nel liberare la vita e il funzionamento della società dalla logica della "res privata”, cioè dalla trasformazione in merce di ogni espressione di vita e di ogni relazione sociale . Il fine è quello di affermare e reinventare , dal livello delle comunità locali alla comunità mondiale, forme e percorsi di “res pubblica”, cioè la condivisione, la responsabilità e la cura dei beni e dei servizi essenziali ed insostituibili alla vita ed alla vita insieme.

Costruire nuove forme locali e mondiali di “res pubblica” richiederà molto tempo, perseveranza e fiducia nel divenire delle società umane. Occorre inventare nuovi cammini, anche ripercorrendo in un’altra maniera le strade già percorse, sapendo che non sarà per nulla facile riuscirci a breve e medio termine. A lungo termine le alternative sono possibili a condizione di essere radicali.
In questo senso, la posta in gioco è il cammino stesso, perché, come si sa, non v’è nessuna “road map”, già definita, nei dettagli, da seguire.
Il cammino si apprende camminando insieme.

Riccardo Petrella – Una nuova narrazione del mondo – 2007 EMI


domenica 15 marzo 2009

Canin

La chiesetta nei pressi del Rif. Gilberti (m.1850).Sabato 14 Marzo 2009










Fintantoché non si vorrà costruire la pace dal basso, partendo dalle attese e dalle sofferenze della gente comune che si incontra nel dialogo quotidiano della vita, la pace non nascerà.
d. Paolo Bagattini

sabato 14 marzo 2009

Uno splendido saggio su che cos'è la vita ...


… questo faggio di circa 100 anni dovreste immaginarvelo alto circa 20 metri e con un diametro di chioma di circa 12 metri; con le suo 600.000 foglie moltiplica la sua superficie d’appoggio fino a circa 1200 mq., come superficie di foglie.

Attraverso gli spazi -aria del tessuto spugnoso sorge una superficie cellulare per il ricambio gassoso di circa 15 .000 mq., cioè due campi da calcio.
In una giornata di sole questo albero trasforma 9.400 litri o 18 Kg. di anidride carbonica, residuo medio di anidride carbonica generato da due case unifamiliari e mezzo.
Con un contenuto dello 0,03% di anidride carbonica dell’aria, attraverso queste foglie devono passare circa 36.000 mc. d’aria unitamente a spore di funghi polvere ed altre sostanze dannose che per lo più restano attaccate alla foglia. Contemporaneamente l’aria viene umidificata perché nello stesso giorno l’albero consuma e vaporizza circa 400 litri d’acqua. 113 Kg. di ossigeno vengono emanati dall’albero quale risultato della fotosintesi e coprono il fabbisogno di circa 10 persone.
Nello stesso giorno l’albero produce per se 12 Kg. di zucchero dal quale trae tutte le sue sostanze organiche: una parte le accumula come amido, dall’altra genera nuovo legno.
Se l’albero viene abbattuto per lavorare meglio il campo, su incarico del Club automobilistico perché fa troppa ombra o perché proprio in quel punto si deve sistemare un capannone per attrezzi, volendo sostituirlo al suo posto si dovrebbero piantare immediatamente circa 2.000 alberelli con un volume di chioma di circa 1 mq.. I costi a tale scopo dovrebbero aggirarsi intorno a 125.000 euro.

domenica 8 marzo 2009

Cjampon H 18:04


RIFLESSIONI SUL TESTAMENTO BIOLOGICO

Prima di tutto il caso di Eluana non è un caso isolato; sono numerose le situazioni
analoghe (circa 2000) in tutto il Paese, se poi si guarda al futuro e si considera la rapidità
con cui evolve il progresso in campo biomedico, è facile prevedere il rapido moltiplicarsi
di tali situazioni. Secondo me si potrebbe prevedere in FVG una struttura dedicata agli
stati comatosi, a servizio di quelle famiglie che non ce la fanno da sole a reggere
l’assistenza, a servizio di chi sceglie comunque la vita, a pieno servizio della dignità della
persona!
Non c’è dubbio che spesso molti casi siano riconducibili a quell’insieme di situazioni di
frontiera nelle quali diventa estremamente difficile stabilire il confine fra un’eutanasia
passiva e l’accanimento terapeutico, detto in altre parole, esistono molte situazioni dove
non intervenire può impedire ad un soggetto di fruire di una vita ancora umanamente
dignitosa, e intervenire potrebbe invece determinare un eccessivo prolungamento della
vita biologica a scapito della sua qualità umana.
La differenza di posizioni diviene rilevante quando si passa a determinare ciò che
appartiene all’ambito della “cura”, cioè cosa è medico e cosa non lo è. Il dibattito
parlamentare si è infervorato proprio su questo punto: alimentazione e disidratazione
artificiali sono terapia o sostegno vitale?
L’altra questione spinosa è: a chi spetta decidere e con quali modalità. Il consenso
informato e il testamento biologico nascono proprio dall’attuazione del principio di
autodeterminazione della persona interessata (malata). Ma le situazioni cliniche sono
molte e sempre più complesse.
E’ chiaro che parecchie delle perplessità sollevate in questa fase nascono da una endemica
carenza legislativa. Per questo è necessario arrivare al più presto all’approvazione di una
legge, anche minimale, sul testamento biologico. Il Parlamento deve prendersi il tempo
necessario per approfondire, discutere e arrivare a una decisione non facile e scontata.
Molti cittadini, la maggior parte, e tra questi anch’io, hanno seguito la vicenda Englaro in
silenzio, su invito del padre o di autorevoli personaggi politici o ecclesiali.
Oggi, però, non mi piace che il signor Englaro, dopo aver dichiarato di volersi ritirare nel
suo silenzio, continui a pronunciarsi e ne faccia una battaglia politica propria. Ho
l’impressione che non sia stato sincero, che non avrà mai pace.
E’ un comportamento deplorevole, almeno quanto lo è stato il comportamento tenuto dal
senatore-tessitore di Martignacco e dal presidente della regione, che avevano concordato
tutto da tempo, prima con la clinica “Città di Udine” e poi con “la Quiete”, senza
coinvolgere nessuno, né l’Assessore Kosic, né i capigruppo regionali.
Il terribile calvario di quella ragazza ha già prodotto un gran risultato perché ha contribuito
a far crescere nell’opinione pubblica una rinnovata sensibilità attorno ai temi della
sofferenza e ad accentuare, in chi ci governa, l’impegno a promuovere provvedimenti
legislativi che concorrano a rendere più umane le frontiere della malattia e della morte.
Paolo Menis - Consigliere Regionale
(estratto dell'intervento in Consiglio regionale - 4 marzo 2009)

sabato 7 marzo 2009

... lui non crede che ci sia la crisi ma il problema è che toroppi italiani credono in lui.
da Prima Pagina RADIO 3 - 07.03.2009

Tutti responsabili di tutti

Quando parliamo di salute di che cosa parliamo esattamente?
Nell’accezione moderna la salute non è solo all’assenza di malattia ma ricomprende il complesso del benessere psico-fisico e sociale: stare bene con sé stessi e con gli altri. Osservate quanto si vende oggi nel “negozio della salute” per antonomasia: la farmacia. Oltre ai farmaci, relegati in quattro cassetti dietro il banco, abbondano prodotti per l’igiene, la cosmesi, la prevenzione di patologie diverse. Appare evidente che la salute dipende da una molteplicità di fattori. Per questo è necessario assumerla nella sua interezza non perdere la visione d’insieme per individuare le priorità e le azioni d’intervento ; un approccio per singoli pezzi (l’elettrosmog, la qualità dell’aria, abuso di alcol, fumo…) rischia di essere forviante. I cittadini devono conoscere tutti i rischi per la loro salute, devono stimolare gli enti competenti, devono concorrere nell’attuazione di misure di prevenzione. Anche le amministrazioni pubbliche locali, soprattutto quella comunale, devono fare la loro parte. Alcune timide esperienze sono state realizzate recentemente dall’Amministrazione Comunale (es. gli incontri: Tutti responsabili di tutti) ma manca un progetto organico con obiettivi tangibili. Comuni non lontani dal nostro già praticano buone esperienze (es. la Rete Città Sane cui aderisce il comune di Udine - http://www.retecittasane.it/ ); sarebbe importante trasferirle anche a Gemona. Ci auguriamo che i prossimi amministratori comunali si impegnino seriamente intorno a questi argomenti; sappiano davvero costruire reti per la salute.

mercoledì 4 marzo 2009

Bambini che muoiono di fame…

Sono così educati i bambini che muoiono di fame: non parlano con la bocca piena. Non speracano il loro pane. Non giocano con la mollica per farne pallottoline. Non dicono “questo non mi piace”. Non protestano quando si toglie loro un piatto. Non gridano per avere caramelle. Non scartano parti del prosciutto. Per avere il loro pasto, aspettano con pazienza.
Il loro cuore pesa tanto … che vivono in ginocchio.
Piangono qualche volta, piangono senza far rumore, non si fanno sentire. E sono così piccoli che non si vedono neppure.
Sanno che non c’è niente da ottenere dalla mamma, cercano il loro riso nella polvere, chiudono gli occhi quando il dolore atroce della fame si irradia per tutto il corpo.
No, no state tranquilli, non grideranno, non ne hanno più la forza. Soltanto i loro occhi possono parlare. Incroceranno le braccia sul ventre rigonfio e moriranno dolcemente, senza rumore …

Quei bambini sono così ben educati …

Venti milioni di bambini con una malnutrizione grave, che ne uccide un milione ogni anno, uno ogni 30 secondi circa. La probabilità di morire per i piccoli malnutriti è venti volte superiore rispetto a quelli con una alimentazione buona.


Tratto da PEACEREPORT
http://it.peacereporter.net/articolo/8124/Morire+di+fame

lunedì 2 marzo 2009

Il Sociale a gonfie vele

Il cinema Sociale è stato riaperto nel simbolico giorno dell'Epifania; la stagione cinematografica inverno/primavera del Sociale curata dalla Cineteca e dal CEC, con il contributo del Comune di Gemona e la collaborazione della Pro Glemona e dell'ERT, ha registrato a gennaio lusinghieri risultati: 3624 ingressi per 9 diverse pellicole, 41 spettacoli (di cui due riservati alle scuole) e una media di 88 spettatori per spettacolo
( http://www.cinetecadelfriuli.org/cinema_sociale/default.html )
Si dice che i cittadini di Gemona stiano rinchiusi nella proprie quattro mura, non partecipino, si disinteressino dei problemi e delle attività delle comunità … l’esperienza positiva della riapertura del cinema Sociale dimostra che non è proprio così. Se la comunità è coinvolta nella gestione (Cineteca, volontariato,…) se si costruiscono reti e relazioni positive(con le scuole, con il territorio), se si propongono film di qualità e contenuto: i gemonesi partecipano, fanno la fila, pagano il biglietto, escono soddisfatti e ritornano …
Questo episodio deve davvero farci riflettere sull’opportunità di valorizzare, mettere in rete, dar credito alle molteplici risorse locali. Gemona è ricca di risorse è importante: farle incontrate, costruire reti e relazioni, agire insieme.

domenica 1 marzo 2009

Chi ha più amato

“Plus potuit qui amplius amavit”: ha potuto di più chi ha amato di più. E’questa la sentenza con cui Gregorio Magno, nei “Dialoghi”, aveva commentato l’episodio di Santa Scolastica che in lagrime implorava San Benedetto che restasse con lei; al suo diniego, si scatenò un gran temporale che impedì al Santo monaco di rientrare per notte al suo monastero, e così l’amore della donna fu più forte dell’osservanza della regola rivendicata dal fratello.

La vicenda di Eluana Englaro, non solo ha suscitato grandi emozioni ma ha svelato i pensieri di molti cuori. Ha svelato l’animo di un padre e di una famiglia eccezionali che, turpemente accusati di volersi liberare della figlia uccidendola, hanno continuato tenacemente a perseguire quello che ritenevano un bene per lei, custodendo e preservando fino alla fine la sua immagine di donna giovane e sorridente, mentre sarebbe bastato dare in pasto al pubblico l’atroce prova del suo disfacimento per volgere l’opinione a proprio favore. Ciò Beppino Englaro ha fatto senza seguire una scorciatoia privata, che sarebbe stata agevolissima, ma coinvolgendo la responsabilità pubblica di corti di giustizia, governi, chiese e parlamenti, perché tutto fosse chiaro e ne venisse un avvertimento di coscienza per tutti. Questo pensiero rivolto non al proprio bene, ma al bene della figlia e della stessa comunità, ha un nome, e si chiama amore.
(Raniero La Valle - da Rocca)