sabato 31 gennaio 2009

PREGHIERA IN GENNAIO

Lascia che sia fiorito,
Signore, il suo sentiero
Quando a te la sua anima
E al mondo la sua pelle
Dovrà riconsegnare,
quando verrà al tuo cielo
là dove in pieno giorno
risplendono le stelle.

Quando attraverserà
L’ultimo vecchio ponte
Ai suicidi dirà
Baciandoli alla fronte:
“venite in paradiso
Là dove vado anch’io
Perché non c’è l’Inferno
Nel mondo del buon Dio”.

Fate che giunga a voi
Con le sue ossa stanche
Seguita da migliaia
Di quelle facce bianche,
fate che a voi ritorni
fra i morti per oltraggio
che al cielo ed alla terra
mostrarono il coraggio.
Signori benpensanti,
spero non vi dispiaccia
se in cielo, in mezzo ai Santi,
Dio fra le sue braccia
Soffocherà il singhiozzo
Di quelle labbra smorte
Che all’odio e all’ignoranza
Preferirono la morte.
Dio di misericordia,
il tuo bel Paradiso
lo hai fatto soprattutto
per chi non ha sorriso
per quelli che han vissuto
con la coscienza pura;
l’inferno esiste solo
per chi ne ha paura.

Meglio di Lei nessuno
Mai ti potrà indicare
Gli errori di noi tutti
Che puoi e vuoi salvare.
Ascolta la sua voce
Che ormai canta nel vento.
Dio di misericordia
Vedrai, sarai contento.
Dio di misericordia
Vedrai, sarai contento

F. De André- 1967 - Dedicata a Luigi Tenco


Vai Cristina, vai ...


mercoledì 28 gennaio 2009

Pro-memoria

La memoria ebraica può parlare a nome di tutte le vittime del mondo e della storia. La memoria guarda avanti; si porta con sé il passato, ma per salvarlo, come si raccolgono i feriti e i caduti rimasti indietro, per portarlo in quella patria, in quella casa natale che ognuno, dice Bloch, il filosofo dell'utopia e della speranza che nutrì il suo pensiero sociale e rivoluzionario con lo spirito dei Profeti biblici, crede nella sua nostalgia di vedere nell'infanzia e che si trova invece in un futuro liberato, alla fine del viaggio.
(Dall'intervento di Claudio Magris in occasione della celebrazione del Giorno della Memoria ieri al Quirinale.)

domenica 25 gennaio 2009

Questione di stile.

La voglia di raccontare barzellette non l'ha mai persa e anche a Nuoro, nel corso della visita elettorale a sostegno del candidato del Pdl per la Regione, non ha rinunciato a raccontarne una nel bel mezzo di un comizio. Probabilmente senza pensarci, Silvio Berlusconi è però andato a toccare un tema che di questi tempi di forte pressione su Israele potrebbe essere considerato piuttosto «sensibile». Alla folla che lo ascoltava al teatro Eliseo ha infatti narrato una storiella ambientata in un campo di concentramento.«Un kapò all'interno di un campo di concentramento dice ai prigionieri che ha una notizia buona e un'altra meno buona - spiega il Cavaliere dal palco -. Quello dice: "metà" di voi sarà trasferita in un altro campo". E tutti contenti ad applaudire...». Poi Berlusconi arriva alla «battuta»: «La notizia meno buona è che la parte di voi che sarà trasferita è quella che va da qui in giù...», indicando la parte del corpo dalla cintola ai piedi.
(dal Corriere della sera, 17.01.2009)


Grazie a Riki per avermi segnalato la notizia che mi era sfuggita.
... non avevo letto da qualche giorno il blog "Una pozzanghera" che puntualmente la riportava http://unapozzanghera.splinder.com/post/19608324/Proprio+su+tutto

sabato 24 gennaio 2009

A che cosa serve ricordare?

Che senso ha oggi ricordare lo sterminio di 6 milioni di esseri umani, tra Ebrei, oppositori politici, omosessuali, zingari, scomparsi nei lager nazisti?
Il senso sta nel sottotitolo della Giornata della memoria: “perche non succeda più”!
Durante l’eccidio nazista molti, troppi, sapevano, ma hanno chiuso gli occhi, il naso, le orecchie, per non vedere quello che accadeva oltre i reticolati, per non sentire l’odore acre del fumo che usciva delle ciminiere, per non ascoltare le grida di aiuto che si levavano dai carri bestiame che percorrevano l’intera Europa.
La storia ci insegna che è responsabilità di ciascuno e ciascuna di noi opporsi contro chi calpesta l’uomo e i suoi fondamentali diritti. Ce lo insegnano i ragazzi de La rosa bianca: Hans Scholl, sua sorella Sophie Scholl, Christoph Probst, Alexander Schmorell e Willi Graf, tutti poco più che ventenni. Un gruppo di studenti cristiani dell’Università di Monaco che si opposero in modo nonviolento al regime della Germania nazista e che per questo nel febbraio 1943, vennero arrestati, processati e condannati a morte mediante decapitazione.
L'uomo della Gestapo che interrogava Sophie Scholl le chiese:
"... non si sente colpevole di aver diffuso e aiutato al Resistenza, mentre i nostri soldati combattevano a Stalingrado? Non prova dispiacere per questo?", e lei rispose:" No, al contrario! Credo di aver fatto la miglior cosa per il mio popolo e per tutti gli uomini. Non mi pento di nulla e mi assumo la pena!"
Se ci fossero state migliaia e migliaia di Sophie Scholl, quante vite si sarebbero risparmiate?
Per questo è importante ricordare.

“Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali
e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti
ed io non dissi niente perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me
e non c’era rimasto nessuno a protestare”.
Martin Niemöller - pastore anti-nazista
-

sabato 17 gennaio 2009

Insieme


Abbiamo bisogno di una nuova dichiarazione d’indipendenza non solo per il nostro paese, ma per la nostra vita. Indipendenza dalle ideologie e dal pensare in piccolo, dai pregiudizi, dal bigottismo, dall’egoismo … un appello che vada oltre i nostri istinti più semplici e immediati e punti ai sentimenti migliori. Questo è il motivo per cui, due anni fa, ho lanciato la mia campagna elettorale: l’ho fatto credendo negli ideali fondamentali americani, che una vita migliore è possibile per tutti quelli che ci credono, la cercano e lavorano duramente. Ma credo anche in un’altra cosa: che il nostro futuro dipenda dalle nostre scelte, e che tutti dobbiamo riconoscerci negli altri e unirci tutti insieme. Democratici, repubblicani, indipendenti, Nord, Sud, Est, Ovest, neri, bianchi, latini, asiatici, americani, gay, disabili … dobbiamo ripristinare la speranza, ricrearci un’opportunità, e affrontare le nuove sfide insieme.
Barack Obama, Philadelphia, 17 gennaio 2009
... tutto da imparare per il Centro Sinistra di Gemona.

L'allegra compagnia


Di tutti i mezzi che la saggezza ci offre per conseguire la felicità della vita, nessuno è più efficace, più fecondo e più dolce dell'amicizia.
(Epicuro)

mercoledì 14 gennaio 2009

Il General Cantore, chi era costui?

Caduto il 20 luglio 1915 sulle Tofane nei pressi di Cortina d’Ampezzo colpito da una pallottola in piena fronte, Antonio Cantore fu il primo Generale italiano a perdere la vita nella grande guerra.
Le cronache ci raccontano di un uomo con un temperamento a volte crudele e inflessibile che certo non badava alle perdite umane pur di attuare i suoi piani di guerra. Fu proprio durante l’apprestamento di una di queste operazioni militari che perse la vita.
Era il Luglio del 1915 quando al gen. Cantore venne affidato il comando delle operazioni militari sul fronte dolomitico; in particolare egli si concentrò nelle zona cortinese delle Tofane ed elaborò un piano d’attacco alle postazioni Austriache posizionate sul Castelleto. Il suo piano prevedeva di impadronirsi della Forcella di Fontana Negra, che era in mano nemica, per poi piombare dall'alto sui soldati austriaci asserragliati sul Castelletto. Si trattava certamente di un'operazione spericolata, che lasciò perplessi, se non addirittura contrariati, molti ufficiali: gli austriaci erano infatti posizionati a circa 1800 m s.l.m., mentre gli italiani a soli 1300. Questi ultimi avrebbero quindi dovuto risalire per mezzo chilometro il versante orientale, costruendo trincee e gallerie nella viva roccia, il tutto sotto l'accanito fuoco delle prime rudimentali ma micidiali mitragliatrici nemiche. Il piano d'attacco, anche se avesse dato la vittoria a Cantore, avrebbe richiesto il sacrificio di centinaia e centinaia di vite umane.
Il 20 Luglio il Cantore si portò sul fronte delle Tofane e radunati i suoi uomini disse loro la frase sibillina: “Domani sarete tutti lassù”. Poi andò in avanscoperta ad ispezionare il teatro della battaglia; sportosi da una trincea per perlustrare con il binocolo la scena fu colpito a morte alla fronte da una pallottola.
La sua morte è ancora oggi avvolta nel mistero. La versione ufficiale lo vuole colpito dal cecchino nemico, ma l'inaspettata morte del generale Cantore suscitò immediatamente forti sospetti tra i ranghi dell'esercito regio e tra la popolazione ampezzana. L'uccisione era infatti avvenuta alla presenza di pochissimi testimoni, ed in molti avevano motivo di eliminare il comandante genovese. In particolare, ad alimentare le dicerie e le congetture popolari fu la misteriosa scomparsa del cappello che il generale era sempre solito portare, e che indossava anche nel momento della sua morte. Essendo stato colpito in fronte, il cappello avrebbe dovuto presentare sulla parte anteriore il foro del proiettile che freddò Cantore; tuttavia non poté essere effettuata alcuna indagine, poiché la berretta militare, trapassata dal proiettile e deposta sulla bara scomparve subito dopo il funerale del comandante. Solo a seguito del suo recente ritrovamento pubblico, (era custodita da un nipote del generale, ignaro delle varie ipotesi sulla morte del nonno) avvenuto negli anni '90, sono stati condotti degli studi approfonditi, e il responso è stato scioccante per molti: è risultato infatti che i proiettili in dotazione all'esercito austriaco nel corso del conflitto, 8,5 mm di calibro, sarebbero troppo grandi per il foro, mentre quelli italiani del medesimo periodo, 6,5 mm, combacerebbero perfettamente. Alcuni dubbi vengono dal fatto che il cappello, essendo di cuoio, possa essersi ristretto e irrigidito, deformando la reale sagoma del foro.
Si dice leggendariamente che, durante il suo funerale, tenutosi il 22 luglio a Cortina, lo abbia pianto soltanto il suo cavallo bianco.
Dopo la sua morte l’operazione da lui progettata venne subito accantonata e ci volle più di un anno e centinaia di morti prima che la postazione austriaca cedesse.


Come siano andati realmente i fatti non ci sarà forse mai dato di sapere e probabilmente non conta nemmeno tanto, quello che invece deve farci pensare è se a oltre novant’anni dalla conclusione della prima guerra mondiale abbia ancora senso la titolazione di una scuola ad un generale.
La scuola è il luogo per eccellenza di formazione dei nostri ragazzi, formazione non solo intellettuale ma anche alla convivenza civile e democratica. L’art. 11 della nostra costituzione è fin troppo chiaro sulla posizione che la nostra democrazia ha assunto rispetto alla risoluzione delle controversie internazionali; il termine ripudia non lascia margini, anche se come ben sappiamo non sempre siamo stati fedeli a questo dettato in modo risoluto
In ogni caso credo ci siamo molte persone che possano essere indicate a nostri figli come modelli da seguire e a cui intitolare la scuola media di Gemona del Friuli.

Pensiamoci.

domenica 11 gennaio 2009

La nostalgia

Sai perchè diciamo che abbiamo nostalgia del nostro passato? Perchè in realtà non ce lo ricordiamo più com'era!
Vittorio Gassman ne "Il sorpasso"

PROPOSTA DI LEGGE
d'iniziativa dei deputati

BARANI, ANGELI, BARBA, BARBIERI, BOCCIARDO, CALDORO, CASTELLANI, CASTIELLO, CATONE, CESARO, CICCIOLI, CORSINI, CRISTALDI, DE ANGELIS, DE CORATO, DE LUCA, DE NICHILO RIZZOLI, DI BIAGIO, DI VIRGILIO, DIMA, DIVELLA, FOGLIARDI, GREGORIO FONTANA, FUCCI, GAROFALO, GIRLANDA, HOLZMANN, LABOCCETTA, LO MONTE, GIULIO MARINI, MAZZONI, RICARDO ANTONIO MERLO, MIGLIORI, NARDUCCI, PETRENGA, ROSSO, SARDELLI, SBAI, VALENTINI, VENTUCCI, VESSA, ZACCHERA

Istituzione dell'Ordine del Tricolore e adeguamento dei trattamenti pensionistici di guerra
Presentata il 23 giugno 2008
Onorevoli Colleghi! - La presente proposta di legge nasce dall'esigenza di attribuire a coloro che hanno partecipato alla seconda guerra mondiale un riconoscimento analogo a quello attribuito ai combattenti della guerra 1914-1918 dalla legge 18 marzo 1968, n. 263. L'istituzione dell'«Ordine del Tricolore» deve essere considerata un atto dovuto, da parte del nostro Paese, verso tutti coloro che, oltre sessanta anni fa, impugnarono le armi e operarono una scelta di schieramento convinti della «bontà» della loro lotta per la rinascita della Patria. Non s'intende proponendo l'istituzione di questo Ordine sacrificare la verità storica di una feroce guerra civile sull'altare della memoria comune, ma riconoscere, con animo oramai pacificato, la pari dignità di una partecipazione al conflitto avvenuta in uno dei momenti più drammatici e difficili da interpretare della storia d'Italia; nello smarrimento generale, anche per omissioni di responsabilità ad ogni livello istituzionale, molti combattenti, giovani o meno giovani, cresciuti nella temperie culturale guerriera e «imperiale» del ventennio, ritennero onorevole la scelta a difesa del regime, ferito e languente; altri, maturati dalla tragedia in atto o culturalmente consapevoli dello scontro in atto a livello planetario, si schierarono con la parte avversa, «liberatrice», pensando di contribuire a una rinascita democratica, non lontana, della loro Patria.

Sarebbe anche ora di finirla!


ROCCARASO - Nuovo attacco del ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta agli impiegati della Pubblica Amministrazione. "Il tornitore alla Ferrari ha il sorriso e la dignità di dire al figlio che cosa fa, l'impiegato al catasto no", ha detto Brunetta parlando a 'Neveazzurra', la kermesse politica invernale del Pdl.

Qualcuno dovrebbe spiegare a questo signore che sarebbe anche ora di finirla!
Dovrebbe spiegarli che la stragrande maggioranza dei pubblici dipendenti sono persone oneste e seri lavoratori.
Dovrebbe fargli capire che la Pubblica Amministrazione è governata da uomini politici e che se alcune cose non funzionano la responsabilità per prima è loro (anche di quelli come lui e del suo partito)!
La riforma della P.A. non si può fare se non si riforma per prima la politica e la politica si riforma rimettendo al centro l'etica della cosa pubblica e la vera ricerca del bene comune da parte di ciascuno.
Tutto il resto sono solo parole per il facile consenso e larghi sorrisi per l'autoconservazione della specie. (cfr. http://sefossiseavessi.blogspot.com/2008/12/abbiamo-bisogno-di-un-nuovo-metodo-per.html )

sabato 3 gennaio 2009

Aperto!


Il parco del castello è di nuovo fruibile dai cittadini. Dopo oltre 30 anni dal terremoto finalmente posso mostrare a mie figlie Gemona dal suo punto più panoramico: il colle del Castello.
Aspettiamo fiduciosi la ricostruzione degli edifici della torre e delle vecchie carceri, per poter considerare definitivamente conclusa la ricostruzione.
Per dare corpo ai nuovo edifici, oltre alla ricostruzione fisica, bisogna però anche definire quali funzioni allocare in questo sito. Mi piaceva l'idea del "Museo della memoria" che circolava qualche tempo fa; non uno spazio dove raccogliere cose morte ma un laboratorio per mantenere saldo quel filo rosso che ci lega con la storia e per arricchirlo delle esperienze più significative. E' fondamentale cercare di saldare il presente col passato, tradurre l’esperienza in un nuovo linguaggio, lasciare il meglio delle nostre idee perché possano essere ulteriormente elaborate dalle generazioni future.

A proposito di riaperture: dal 6 Gennaio riapre anche il Cinema Sociale (v. post http://sefossiseavessi.blogspot.com/2008/10/gemona-senza-cinema.html ); speriamo che anche il ns. piccolo contributo sia stato di sprone. In ogni caso auguri a quanti sostengono quest'impresa che già dal nuovo look si presenta bene ( http://www.cinetecadelfriuli.org/cinema_sociale/).

venerdì 2 gennaio 2009

Confini

Il confine tra la terra e il mare a Venezia è labile ma, nelle giornate di nebbia, anche il confine tra il mare e il cielo si confonde. Venezia come metafora dell'inutilità e della vacuità dei confini oggi era perfetta.