sabato 24 gennaio 2009

A che cosa serve ricordare?

Che senso ha oggi ricordare lo sterminio di 6 milioni di esseri umani, tra Ebrei, oppositori politici, omosessuali, zingari, scomparsi nei lager nazisti?
Il senso sta nel sottotitolo della Giornata della memoria: “perche non succeda più”!
Durante l’eccidio nazista molti, troppi, sapevano, ma hanno chiuso gli occhi, il naso, le orecchie, per non vedere quello che accadeva oltre i reticolati, per non sentire l’odore acre del fumo che usciva delle ciminiere, per non ascoltare le grida di aiuto che si levavano dai carri bestiame che percorrevano l’intera Europa.
La storia ci insegna che è responsabilità di ciascuno e ciascuna di noi opporsi contro chi calpesta l’uomo e i suoi fondamentali diritti. Ce lo insegnano i ragazzi de La rosa bianca: Hans Scholl, sua sorella Sophie Scholl, Christoph Probst, Alexander Schmorell e Willi Graf, tutti poco più che ventenni. Un gruppo di studenti cristiani dell’Università di Monaco che si opposero in modo nonviolento al regime della Germania nazista e che per questo nel febbraio 1943, vennero arrestati, processati e condannati a morte mediante decapitazione.
L'uomo della Gestapo che interrogava Sophie Scholl le chiese:
"... non si sente colpevole di aver diffuso e aiutato al Resistenza, mentre i nostri soldati combattevano a Stalingrado? Non prova dispiacere per questo?", e lei rispose:" No, al contrario! Credo di aver fatto la miglior cosa per il mio popolo e per tutti gli uomini. Non mi pento di nulla e mi assumo la pena!"
Se ci fossero state migliaia e migliaia di Sophie Scholl, quante vite si sarebbero risparmiate?
Per questo è importante ricordare.

“Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali
e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti
ed io non dissi niente perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me
e non c’era rimasto nessuno a protestare”.
Martin Niemöller - pastore anti-nazista
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