mercoledì 31 dicembre 2008
L'ultima luna
Una falce di luce nel gelo invernale; uno spettacolo che non potranno vedere le 5 sorelline di Jabaliya (poco distante da Gaza City): Jawaher, 4 anni, Dina, 8, Samar, 12, Ikram, 14, Tahrir, 17 anni.
La notte tra domenica e lunedì scorso se ne sono andate tutte insieme, cancellate per sempre nel fiorire della vita da una ennesima e inutile guerra in terra di Palestina.
Quella stessa terra dove 2000 anni fa vide la luce un bimbo la cui voce ancora oggi ci chiede di anteporre l'amore alla violenza, la pace al conflitto.
E' lo stesso messaggio di pace tra i popoli israeliano e palestinese che il regista Eran Riklis (nato a Gerusalemme) ci propone con il delicato film Il giardino di limoni, in programmazione in questi giorni nelle sale italiane (una vera alternativa ai tormentoni di natale). Gli alberi di limoni che appartengono a Selma (Hiam Abbass), una vedova di un villaggio della Cisgiordania, sono la rappresentazione simbolica di una naturale vita in mezzo all'odio socio-religioso che investe quel contesto mediorientale da decenni. Questi alberi, posti sulla linea di confine Isrealiano-Palestinese, sono d'ostacolo alla difesa armata e vanno eliminati. Una dura battaglia legale si concluderà con la sconfitta di entrambe i contendenti che si troveranno sempre più isolati e astiosi. Solo gli sguardi di due donne (una israeliana ed una palestinese) sapranno andare al di là delle apparenze, oltre il muro e apriranno spazi di speranza ... una speranza che avrebbe permesso alle 5 sorelline di Jabaliya di festeggiare felici il nuovo anno che sta arrivando.
sabato 27 dicembre 2008
Un fondo per i disoccupati con l'8 per mille
Il Natale ci chiama ad uno slancio rinnovato, ad un supplemento speciale di fraternità e solidarietà. I tempi che viviamo sono segnati da una crisi finanziaria ed economica che – secondo gli esperti – non ha ancora manifestato pienamente i suoi effetti destabilizzanti, soprattutto le preoccupanti ricadute sulla società e sulle famiglie. Questo scenario che si va sviluppando impone a tutti noi una riflessione seria e responsabile.
Non possiamo non domandarci il “perché” di questa crisi, che ha una portata mondiale e che sarà – a quanto sembra – caratterizzata da una particolare gravità e durata nel tempo. Spetta certamente ai politici, agli economisti, ai tecnici porsi le domande sulle cause della presente situazione. Appare già con sufficiente chiarezza come l’origine dei mali stia a monte dell’economia, perché la produzione, la distribuzione e l’uso delle risorse implicano sempre un insopprimibile aspetto etico. Può dirsi etica un’economia che non mette al centro l’uomo ma il profitto da perseguire ad ogni costo? Quanta responsabilità – delle fatiche del momento presente – ha quella finanza divenuta virtuale, che ha perso di vista l’economia reale centrata sul benessere delle comunità e dei singoli? Non ho dubbi: l’etica – e il primo valore etico è il rispetto della persona in tutte le sue dimensioni – non è un’aggiunta all’economia, ma ne è il fondamento. Sempre quando si calpesta l’etica sulla breve o lunga distanza a pagarne le gravissime conseguenze sono l’uomo, la società, la natura e l’economia stessa!
In questo Natale, già segnato dalle prime ondate di una grave crisi economica, un interrogativo mi tormenta: io, come Arcivescovo di Milano, cosa posso fare? Noi, come Chiesa ambrosiana, cosa possiamo fare?
Prima di porre un segno, quasi a dare il “la” ad un concerto che mi piacerebbe potesse coinvolgere coralmente tutta la nostra Chiesa e anche tutti gli uomini di buona volontà, vorrei che ciascuno conservasse nel cuore questa domanda e da questa si lasciasse inquietare e convertire: io cosa posso fare?
C’è uno stile di vita costruito sul consumismo che tutti siamo invitati a cambiare per tornare a una santa sobrietà, segno di giustizia prima ancora che di virtù. C’è una solidarietà umana da ritrovare nei nostri paesi e nelle nostre città per uscire dall’anonimato e dall’isolamento, perché chi vive momenti di difficoltà non si senta abbandonato. C’è una nuova primavera sociale fatta di volontariato, mutuo soccorso, cooperazione da far fiorire perché insieme – ne sono certo -, solo insieme è possibile affrontare e superare le difficoltà che sperimentiamo e che si prospettano.
Non possiamo stare a guardare! Occorre agire. E l’azione ora deve privilegiare chi nei prossimi mesi perderà il lavoro e non sarà più in grado di mantenere dignitosamente sé e la propria famiglia. Certo, la nostra Chiesa ambrosiana – nelle sue istituzioni, parrocchie, associazioni – è da sempre accanto alle persone che soffrono forme di antica e nuova povertà. Ma sento il bisogno di rinnovare l’appello alla responsabilità di tutti e di ciascuno affinché il miracolo della solidarietà, possibile dove si vive con autenticità il Vangelo, si ripeta anche in questo momento difficile. Realizziamo, insieme, dei gesti concreti di “solidarietà”. I nuovi e più profondi legami che nascono dall’Eucaristia – celebrata questa notte e quotidianamente – siano le motivazioni più evangeliche e convincenti per sostenere umanamente e spiritualmente chi è o sarà in difficoltà per la perdita del lavoro.
Tutti dobbiamo essere sobri: perché il cuore sia libero dalle ricchezze, per educarci a investire e a spendere per ciò che è necessario e importante e per condividere la nostra umanità e i nostri beni con chi è povero.
Perché questo discorso non resti generico, in questa Notte Santa, come Arcivescovo di Milano mi appello alla responsabilità dei singoli e delle comunità cristiane della diocesi e personalmente costituisco il “Fondo famiglia- lavoro” per venire incontro a chi sta perdendo l’occupazione. Come avvio di questo fondo, attingendo dall’otto per mille destinato per opere di carità, dalle offerte pervenute in questi giorni “per la carità dell’Arcivescovo”, da scelte di sobrietà della diocesi e mie personali metto a disposizione la cifra iniziale di un milione di euro.
!
Nei confronti delle probabili dimensioni della crisi, questa iniziativa è poco più di una “goccia” rispetto al “mare” delle necessità. Vuol essere però un segno con cui la Chiesa ambrosiana manifesta il suo impegno di sobrietà e di solidarietà e, soprattutto, vive e testimonia la sua fede nel Signore che si è fatto uomo tra gli uomini, servo tra i poveri e per i poveri. Un dono che vogliamo portare alla grotta di Betlemme, contemplando nel Bambino Gesù, tutti i poveri e sofferenti del mondo.
+ Dionigi card. Tettamanzi
Arcivescovo di Milano
http://www.chiesadimilano.it/or/ADMI/apps/docvescovo/files/1349/natale_notte.doc
venerdì 26 dicembre 2008
In nome della madre
In nome della madre s’inaugura la vita.
…
Il bue ha muggito piano, l’asina ha sbatacchiato forte le orecchie. E’stato un applauso di bestie il primo benvenuto al mondo di Ieshu, figlio mio. Non chiamo Iosef. Gli avevo promesso un figlio all’alba ed è ancora notte. Fino alla prima luce dell’alba Ieshu è solamente mio.
…
Fuori c’è il mondo, i padri, le leggi gli eserciti, i registri in cui iscrive il tuo nome, la circoncisione che ti darà l’appartenenza a un popolo. Fuori c’è l’odore di vino. Fuori c’è l’accampamento degli uomini. Qui dentro siamo solo noi, un calore di bestie ci avvolge e noi siamo al riparo del mondo fino all’alba. Poi entreranno e tu non sarai più mio.
Ma finché dura la notte, finché la luce di una stella vagante è a picco su di noi, noi siamo i soli al mondo. Possiamo fare a meno di loro, anche di tuo padre Iosef che è il migliore degli uomini.
…
Abìtuati al deserto, che è di nessuno e dove si sta tra terra e cielo senza l’ombra di un muro, di un recinto. Abìtuati al bivacco, impara la danza che protegge dagli uomini. Non è esilio il deserto è il tuo luogo di nascita. Non vieni da un sudore di abbracci, da nessuna goccia d’uomo, ma dal vento asciutto di un annuncio. Non si fideranno di te, come sei fatto.
…
Fuori c’è una città che si chiama Bet Lèhem, Casa di Pane. Tu sei nato qui, su una terra fornaia. Tu sei pasta cresciuta in me senza lievito d’uomo. Ti tocco e porto al naso il tuo profumo di pane della festa, quello che si porta al tempio e si offre.
…
No, non sia mai, tu non sei pane, tu sei uno dei tanti marmocchi che spuntano al modo, uno degli innumerevoli che nemmeno si contano e brulicano sulla faccia della terra.
…
Signore del mondo, benedetto, ascolta la preghiera della tua serva che adesso è madre. Quando nasce un bambino la famiglia si augura che diventi qualcuno, intelligente, si distingua dagli altri. Fa che non sia così. Fa che questo brivido salito sulla mia schiena, questo freddo venuto dal futuro sia lontano da lui. Lo chiamo Ieshu come vuoi tu, ma non lo reclamare per qualche tua missione. Fa che sia un cucciolo qualunque, anche un poco stupido, svogliato, senza studio, un figlio che si mette a bottega da suo padre, impara il mestiere, lo prosegue.
Noi penseremo a trovargli una moglie, lui mi metterà sulle ginocchia una squadra di figli. Signore del mondo benedetto, fa che abbia difetti, non si occupi di politica, vada d’accordo coi Romani e con tutti quelli che verranno a fare i padroni a casa nostra, nella nostra terra. Non ho più visto il messaggero, non l’ho più sentito: è segno che lascerai fare a me e a Iosef? Certo, ce ne occuperemo noi. Fa solo che questo bambino sia nessuno nella tua storia, fa che sia un uomo semplice, contento di esserlo e fa che si arrabbi soltanto con le mosche.
Fa che non sia bello, non susciti invidie.
Ascolta la preghiera alla rovescia della tua serva.
…
Lo chiamerò ad agire, lo prometto, ma non nel mezzo di una mischia, di una guerra. Stanotte a lume di una stella viaggiante ho la vista dei ciechi. Tocco il corpo di Ieshu in punta di dita e lo vedo ad una festa di nozze. Non è lui l’uomo, è già nei trent’anni. E io gli chiedo qualcosa lui mi guarda, arrossisce confuso, non vuole, poi obbedisce. Non so che cosa gli ho chiesto, né cosa fa lui per risposta. Intorno la festa continua. So che te lo consegno quel giorno. Non dico: così sia. Dico: non sia prima di così.
Ti ho promesso, promettimi. Ti ho obbedito, esaudiscimi.
…
Sta sbiadendo la luce della stella, il giorno viene strisciando da oriente e scardina la notte. I pastori contano la pecore prima di spargerle ai pascoli. Iosef sta sulla porta. Ieshu bambino mio, ti presento il mondo. Entra Iosef, questo adesso è il tuo figlio.
Da - IN NOME DELLA MADRE Erri De Luca, Feltrinelli (2006)
giovedì 25 dicembre 2008
lunedì 22 dicembre 2008
La corruzione inconsapevole che affonda il Paese
Eliogio dello -spr+eco
Si tratta di una “vivace” lezione che si sviluppa attorno a due temi: spreco e sufficienza.
Si legge:
Chi crede che una crescita esponenziale possa continuare all’infinito in un modo finito è un folle, oppure un economista.
L’idea del trikle down, la teoria dello sgocciolamento cara agli economisti dello sviluppo, sosteneva che la crescita economica, anche se concentrata in piccoli gruppi al vertice della società, avrebbe comunque portato benefici alla società intera: la ricchezza sarebbe discesa a pioggia sulle fasce meno abbienti.
Gli avvenimenti degli ultimi decenni hanno smentito questa teoria, non solo nei paesini via di sviluppo, ma anche nelle aree economicamente più avanzate dove la forbice della disuguaglianza economica mette in crisi società sempre più divise tra chi ha molto e chi niente.
Esiste una letteratura sterminata che concorsa sull’impossibilità di estendere a tutti gli abitanti del pianeta lo stile di vita che oggi solo un quinto della popolazione mondiale possiede.
….
La scommessa è fare della povertà nelle sue molteplici manifestazioni un nuovo ambito di attenzione e di ricerca. Proprio ripartendo da ciò che si è da sempre temuto e rifiutato è possibile aprire strade nuove di pensiero e di azione non solo a vantaggio del “poveri”, ma in vista di un cammino nuovo per tutta l’umana convivenza.
In conclusione del libro sono citate alcune massime che ci aiutano a intravedere nuovi scenari:
“L’avaro contempla ciò che possiede, il saggio possiede ciò che contempla.”
“Le cose che contano non si possono contare. “ (Albert Einstein)
domenica 21 dicembre 2008
Natale a Verona
che un giorno nella nostra Arena di Verona
uomini e donne di tutte le religioni:
ebrei, cristiani e musulmani cantino insieme la giustizia
e diano spettacolo di unità e di pace.
Noi abbiamo un sogno:
…che nessuno che si dice cristiano, in nome della propria fede ,
offenda e ferisca le altre chiese cristiane.
Noi abbiano un sogno:
… che il consiglio comunale della nostra città
consideri sempre prioritarie
la dignità e le risorse degli anziani, dei malati, dei bambini,
degli stranieri, dei clandestini, degli zingari, dei senza fissa dimora.
Noi abbiamo un sogno:
… che gli ordini e le congregazioni religiose tornino,
come alle loro origini, a farsi voce profetica del vangelo,
dei veri bisogni degli uomini e delle donne del proprio tempo.
Noi abbiamo un sogno:
che un giorno nella nostra università molti figli di immigrati
possano studiare e laurearsi, fino a ricoprire
ruoli di responsabilità nella vita della città.
Noi abbiamo un sogno:
che la nostra Chiesa di Verona,
facendo memoria del Concilio e del Sinodo,
parli la lingua dei profeti , non si lasci corteggiare dai potenti
e scelga di stare come Gesù, con i piccoli e gli esclusi.
Noi abbiamo un sogno:
…che le chiese della città, capolavori d'arte e di bellezza,
e tutte le nostre parrocchie
diventino spazi di contemplazione, di accoglienza e di perdono.
E le Liturgie siano segno e anticipo
del Regno di Dio, della civiltà dell'amore.
Noi abbiamo un sogno:
…che questo Natale e nuovo Anno siano già l'inizio di questo sogno
e che tu che leggi questo augurio
con la tua vita lo renda possibile.
sabato 20 dicembre 2008
venerdì 19 dicembre 2008
La nostra speranza
La popolazione è in costante decremento sia per la bassa mortalità (nati = metà dei morti) che per la quasi assente immigrazione dall'estero. Il flusso migratorio interno tende a far scivolare la popolazione dai piccoli e dislocati paesi di montagna verso i centri più grossi della vallata (Tolmezzo e Gemona). Il rapporto tra anziani e adulti (indice di dipendenza senile) è di 1:2 (la media regionale si attesta su 1:5). Per esprimere in modo sintetico lo stato di salute, l'indicatore più rilevante è il tasso standardizzato di mortalità precoce, ovvero gli anni di vita persi da una popolazione rispetto alla vita media. Nell'ultimo decennio il tasso di mortalità precoce in Alto Friuli è stato sempre tra il 7% e il 20% maggiore rispetto alla media della regione. I comuni di montagna (con meno di 5000 abitanti) mostrano un aggravio della mortalità del 30% per i maschi e del 15% per le femmine. Da più evidenze di letteratura viene dimostrato che la vera base di questo fenomeno è in realtà il livello di reddito disponibile dai cittadini e dalla famiglie. Da questo dipendono infatti tutta una serie di determinanti di salute: la qualità dell'alimentazione, gli stili di vita, la conoscenza e la possibilità di accesso ai servizi.
Questa mattina a Tolmezzo ho tenuto quattro ore di lezione nell'ambito di un corso sull'assistenza alla persona. I partecipanti al corso: 12 ragazze straniere; Russia, Romania, Polonia, Marocco, Filippine, Centro America, le loro nazioni d'origine.
Ho detto loro che noi Friulani siamo destinatia scomparire, di questo passo, e che per questo rimettiamo in loro la speranza per salvarci, per non far sparire i nostri paesi e per ripopolarli con bambini dalla pelle di molti colori. Mentre parlavo mi chiedevo se stessi esprimendo davvero il sentimento della maggioranza o se fosse solo una mia velleità.
Negli occhi di quelle persone ho intravisto la volontà di ricostruirsi un vita migliore; ho visto la fierezza di due giovani russe laureate (in ingegneria e in economia) che, rimboccate le maniche, si avviano verso una professione che le portetà ad assistere i nostri anziani.
Chi può permettersi di dire che non sono loro la nostra speranza?
martedì 16 dicembre 2008
PD?
Pd Idv La Sinistra Rc Ci Ps Democratici per l'Abruzzo = 42,76%
Pdl Liberalsocialisti Mpa Rialzati Abruzzo = 48,81%
In casa Pd il braccio destro di Veltroni, Goffredo Bettini spinge sull'acceleratore e chiede "una fortissima innovazione, anche dal punto di vista generazionale promuovendo nuovi dirigenti e amministratori democratici 'doc', nati con il Pd".
L'inchiesta dei pm di Potenza sugli appalti per l'estrazione del petrolio in Basilicata. Secondo l'accusa, l'onorevole Margiotta (Pd) avrebbe favorito una cordata di imprenditori incambio di tangenti. Chiesti gli arresti.
La reazione del politico: "Stupore e amarezza enormi. Mi autosospendo dal partito"
Luciano D'Alfonso, segretario regionale dell'Abruzzo del Pd, è ai domiciliari. Stessa misura per un imprenditore e un dirigente comunale.
Il sindaco di Pescara arrestato per concussione
L'inchiesta riguarda la gestione dei cimiteri, affidata ai privati.Ci sarebbero prove di tangenti. Il primo cittadino si dice innocente
TUTTO QUESTO SUL GIORNALE DI OGGI!
VEDI IL POST DI IERI!
lunedì 15 dicembre 2008
Senso e futuro della politica
Peter Berger
La piramide del sacrificio. Etica politica e trasformazione sociale. Torino, Einaudi, 1981
domenica 14 dicembre 2008
III Domenica d'Avvento
La scienza perché ci dà soluzioni pratiche a problemi pratici: la salute, il cibo, l'acqua pulita, il benessere.
La legge perché mette a posto le cose e ci difende dalle aggressioni.
Ed invochiamo allora sempre nuovi e più aggiornati strumenti di indagine scientifica e capitali immensi che applichino le ricerche alla tecnologia e le traducano in beni fruibili.
E invochiamo leggi più severe, pene più grosse, polizia più efficiente.
Ed è vero che queste realtà ci aiutano a risolvere i nostri problemi. E' vero che vanno utilizzati questi mezzi per "salvarci" nei casi concreti della vita.
Ma se dietro queste soluzioni tecniche non ci sono persone che hanno un cuore nuovo, cioè amante, cioè fraterno, cioè che ha interesse per il destino di tutto l'uomo e di tutti gli uomini, questi mezzi non serviranno finalmente a nulla.
Allungheremo la durata della vita, ma per essere ancor più disperati di fronte alla morte. Ci garantiremo dalle rapine di tutti i giorni, ma la povertà del mondo e la malvagità dei cuori egoisti troveranno ugualmente la strada per insinuarsi nelle nostre sicurezze fasulle.
La liberazione del Cristo ci cambia il cuore, le prospettive, le relazioni, i progetti, i comportamenti concreti e ci toglie perfino la paura di morire.
O il Natale ci porta questo, o non serve a nulla. Meglio allora augurarci onestamente: "Buon Panettone!"
Che cos'è la democrazia?
La democrazia si esercita attraverso una selezione di rappresentati che sono chiamati ad assumere decisioni che siano il più possibile vantaggiose per tutti. Ciò avviene mediante un processo che, tenendo conto delle volontà dei diversi gruppi sociali, giunge alla mediazione tra opposti interessi. Un lavoro delicato dunque che, da un lato richiede persone competenti e dall'altro necessita di un attento controllo e del concorso alle decisioni.
Ma in che modo selezioniamo le nostre rappresentanze?
In che modo le controlliamo?
Dai risultati si direbbe che queste due questioni siano davvero trascurate e producano i guasti che sono sotto i ns. occhi; ciò accade dal piccolo dei nostri comuni al grande del parlamento nazionale.
Il processo di selezione delle nostre rappresentanze è davvero tutto da rivedere: a sinistra si è parlato di primarie, ma per ora si è sempre trattato di una legittimazione di scelte già avvenute; comunque sempre meglio che a destra, dove il problema non viene neanche posto. Così al popolo viene sottratto un primo importante strumento di partecipazione democratica. Non parliamo poi delle scelte che si possono operare in sede elettorale: le liste sono speso "bloccate" e così al massimo possiamo scegliere un raggruppamento politico o l'altro.
Quanto poi al controllo delle decisioni, la mancanza di trasparenze e la complessità delle materie, non conesentono ai più l'esercizio di questo strumento democratico. Ne risulta che le diseguaglianze tra chi detiene la conoscenza e quindi la capacità di influenza, e chi ne è privo, aumentano, sottraendo a questi ultimi risorse a scapito dei primi.
La prassi democratica esige una costante e completa trasparenza; vanno individuati e attuati strumenti che favoriscano la conoscenza e che aiutino a ridurre le diseguaglianze.
Il proprio interesse sarà meglio realizzato se si realizza l'interesse di tutti.
martedì 9 dicembre 2008
I sentieri dei diritti umani
Possiamo di certo regolare ogni diritto. Ma guai a negarlo. Mai sopprimerlo.
Guidare, accompagnare ma mai spegnere.
Giancarlo Bregantini – Vescovo in Campobasso -
Neve
Verrà, verrà il caro scricchiolio sulla catasta di legna ad annunciarmi la prima neve come quando ero ragazzo con il suo tictictic ripetuto più volte, e il suo campanellino nascosto nella gola si sentirà anche lassù dove le nuvole compatte e bianche aspettano il segnale".
"Inverni lontani" di Mario Rigoni Stern
domenica 7 dicembre 2008
IL PERCHE’ DELLE COSE
Messaggero Veneto 05-12-08
Qual'è la molla che muove gli uomini della politica? Quale lo scopo di tanta agitazione? Che cosa si nasconde dietro le parole, i proclami, i programmi?
Nuoto con difficoltà in questo mare e, il centro della complessità, la corrente che non mi consente di galleggiare è proprio celata nelle risposte a queste domande.